Sceneggiature e film
Bacheca Recensione di Mara Pardini Inserito il 26/04/2023

Buona lettura è una rubrica curata da Mara Pardini. Uno spazio per “assaggiare” libri buoni, ovvero utili, piacevoli, intelligenti, capaci di lasciare un segno nell’immaginazione di chi li sfoglia.

...continua a leggere Recensione di Guglielmina Fornaseri Inserito il 21/04/2021

Guglielmina Fornaseri ha pubblicato questa recensione sul blog letterario LETTORI DI PROVINCIA

...continua a leggere Recensione di Sabrina Sani Inserito il 21/04/2021

Sabrina Sani mi ha intervistato. Ecco il testo pubblicato su LIBRIAMO

...continua a leggere Recensione di Elisa Santucci Inserito il 19/04/2021

Elisa Santucci recensisce Trapola su "Il mondo incantato dei libri"

...continua a leggere Luigi Preziosi recensisce Trappola Inserito il 18/01/2021

La recensione di Luigi Preziosi è apparsa sul "I Libri di Monpracem" il 18 gennaio 21

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Il regista

                               CARLO TURCO

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Il regista Carlo Turco, nell'immagine in basso insieme a Pupi Avati (Mondovisioni -14 giugno 15)

 

Ha realizzato numerosi film, incentrati sempre su temi di profondo significato sociale. Docente di filosofia presso Liceo Classico e Scientifico "Arimondi"- Savigliano, docente a contratto presso Università degli Studi di Torino, docente di teoria e tecnica del linguaggio audiovisivo presso Accademia di Belle Arti di Cuneo. E’ inoltre docente di metodi e tecniche delle comunicazioni di massa presso Scuola Superiore Educatori Professionali.

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Recidiva Zero - Articolo 27

Un viaggio alla ricerca del carcere giusto

 

Soggetto/Sceneggiatura di Bruno Vallepiano (http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Vallepiano)

Sceneggiatura/Regia di Carlo Turco (http://www.linkedin.com/pub/carlo-turco/29/218/71b)

Produzione Associazione Culturale Savin (http://www.nobru.it/page/associazionesavin.php)

Sponsor: Fondazione Cassa di Risparmio di Torino - Fondazione Cassa di Risparmnio di Fossano

 Recidiva Zero - Grafica di copertina-page-001.jpg

 

Il film nasce dalla richiesta proveniente da una parte della società civile (in primis associazioni di volontariato, istituti scolastici, istituzioni pubbliche) di poter disporre di documentari di approfondimento su una realtà sociale importante e complessa come quella del carcere, al di là di stereotipi e luoghi comuni. Lo spunto di partenza del documentario è fornito dall’articolo 27, comma 3, della Costituzione italiana che recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.” Nel  film vengono  intervistati  sull’argomento,  tra  gli  altri,  il  professor Gustavo Zagrebelsky,  già  Presidente  della  Corte  Costituzionale,  certamente  tra  i  massimi costituzionalisti italiani;  Don Luigi Ciotti, storico fondatore di Libera e del Gruppo Abele; Bruno Mellano, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte, oltre a molti altri tra volontari, operatori del settore, detenuti ed ex detenuti.

L'obiettivo delle interviste è quello di riflettere, partendo dal dettato costituzionale, sul senso di umanità e sul tema della “rieducazione”: se quest’ultima sia possibile oggi all’interno della complessa e variegata realtà carceraria italiana, su quanto e come la pena detentiva possa ambire a “rieducare il reo” o - meglio - riuscire a costruire validi percorsi di recupero personale e reinserimento sociale delle persone sottoposte ad esecuzione penale, interna ed esterna alle strutture penitenziarie.

Altro obiettivo è riflettere sull’efficacia delle pene alternative, sul tasso di recidiva, su quali aspettative di vita possa contare un ex detenuto restituito alla società, sulla praticabilità della messa alla prova e dei lavori di pubblica utilità. Tutto questo con un’attenzione particolare rivolta alle nuove generazioni, che spesso hanno di queste tematiche una conoscenza quanto mai episodica e approssimativa e troppo spesso condizionata da un malinteso senso comune che confligge con il buon senso prima ancora che con i principi costituzionali e le dichiarazioni internazionali dei diritti umani.

 

Art. 27 della Costituzione della Repubblica Italiana


[5] (Nota all'art. 27, quarto comma).
Cfr. Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali - «Protocollo n. 6 sull'abolizione della pena di morte» (adottato a Strasburgo il 28 aprile 1983), reso esecutivo con legge 2 gennaio 1989, n. 8 (G.U. 16 gennaio 1989, n. 12, suppl. ord.), nonché legge 13 ottobre 1994, n. 589 sull'«Abolizione della pena di morte nel codice penale militare di guerra» (G.U. 25 ottobre 1994, n. 250

 

 

Il Papa scandinavo

Il Buongiorno di Massimo Gramellini - La Stampa del 25/10/2014

Se avesse parlato di lobby gay o di comunione ai divorziati, avrebbe attirato come sempre l’attenzione del mondo. Ma stavolta papa Francesco ha osato scagliarsi contro la pena di morte, la carcerazione preventiva, addirittura l’ergastolo. E il buco nero dell’indifferenza ha inghiottito anche lui. La notizia è subito scivolata in fondo ai giornali web e non ha sollevato dibattiti su Twitter o negli altri areopaghi nevrotici della contemporaneità. Temo che identica sorte sia già toccata a questo articolo, perché le carceri sono il vero argomento tabù del nostro tempo. Chi se ne occupa, e magari preoccupa, è considerato un santo, se è il Papa, e un bizzarro ipocrita, se non lo è. Il terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione («Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato») è stato declassato a mera dichiarazione di intenti scandinavi da parte di chi lo vorrebbe cancellare assieme al quarto, che ha abolito la pena di morte.  
Una società che giustamente si commuove per le sofferenze inferte agli animali, poi si corazza il cuore di piombo quando affiorano le condizioni di vita bestiali dei galeotti. Le anime sensibili versano sporadiche lacrimucce di indignazione per l’innocente sbattuto in galera, ma il pensiero inconfessabile di quasi tutti è che, quando uno finisce dentro, se la sia andata a cercare. 
Se domattina l’intera popolazione carceraria venisse risucchiata da un vortice al centro della Terra, la maggioranza silenziosa che parla solo dietro lo schermo anonimo dei sondaggi si fregherebbe le mani e penserebbe: bene, un problema di meno.

(Pubblicato con l'autorizzazione di M.Gramellini che ringraziamo caldamente per la disponibilità dimostrata)

 

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Con Don Luigi Ciotti

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Con Gustavo Zagrebelski

 

COMUNICATO STAMPA

Da tempo, società civile, strutture pubbliche e associazioni di volontariato avvertono l’esigenza di poter utilizzare dei documentari su realtà sociali importanti e complesse come il mondo del carcere negli incontri con le scuole, nelle presentazioni pubbliche, negli incontri formativi ai nuovi soci, ecc. La disponibilità di documentari che possano, in breve, presentare alcuni aspetti della complessa realtà del carcere al di là di stereotipi e luoghi comuni, attraverso uno strumento immediato ed efficace qual è il video, risulta senza dubbio di grande utilità e consente una maggiore incisività nel promuovere  le associazioni che operano sul territorio, nello sviluppare il dibattito e, più in generale, nel promuovere la consapevolezza di un così complesso e controverso problema.
Come accennato nella premessa introduttiva lo spunto di partenza del documentario è fornito dall’articolo 27 della Costituzione italiana che recita: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.”
Questo comma attribuisce alla pena una funzione rieducativa, ripudiando ogni trattamento contrario al senso di umanità: il diritto di ogni individuo a non essere sottoposto né a torture né a pene o trattamenti inumani o degradanti viene garantito anche dalla Costituzione europea e va ad inserirsi nella più ampia tutela della dignità umana e del diritto all'integrità della persona.
Non vogliamo fare un film sul carcere, ma sulla necessità di attirare l'attenzione sui contenuti, piuttosto "spessi" e disattesi del secondo comma dell'art. 27.
Abbiamo avuto l'onore ed il piacere di intervistare sull'argomento il professor Gustavo Zagrebelsky, già presidente della Corte Costituzionale, certamente tra i massimi costituzionalisti del nostro Paese e di sentirne la dotta opinione; Abbiamo intervistato Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e del Gruppo Abele il cui operato non necessita di ulteriori spiegazioni. Queste interviste faranno parte del documentario in corso di ultimazione.
Tra i nostri intervistati anche Guido Neppi Modona, costituzionalista e Presidente emerito della Corte Costuituzionale.

L' obiettivo delle interviste è quello di riflettere, partendo dall'articolo 27 della Costituzione, sul senso di umanità e sul tema della rieducazione, su quanto e come siano essi possibili oggi all’interno della complessa e variegata realtà carceraria italiana, su quanto e come la pena detentiva possa davvero rieducare il reo. Esperienze significative sono ovviamente quelle degli operatori, che portano all'interno del carcere un'esperienza attiva di educazione, che in modo concreto lavorano con e per i detenuti ci sembrano importanti realtà da documentare e raccontare.
Tra i nostri intervistati, ovviamente, anche i detenuti o ex detenuti, per sentire la loro testimonianza personale in merito all'aspetto della "rieducazione".
Altro obiettivo è riflettere sull’efficacia in taluni casi delle pene alternative, sul tasso di recidiva, su quali aspettative di vita possa contare un ex detenuto restituito alla società. Tutto questo con un’attenzione particolare rivolta alle nuove generazioni che spesso hanno di queste tematiche una conoscenza quanto mai episodica e approssimativa.

 

 

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Senza Nulla Chiedere

Storia di resistenza senza armi

 

 

Soggetto/Sceneggiatura di Bruno Vallepiano (http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Vallepiano)

Sceneggiatura/Regia di Carlo Turco (http://www.linkedin.com/pub/carlo-turco/29/218/71b)

Produzione Associazione Culturale Savin (http://www.nobru.it/page/associazionesavin.php)


La storia della persecuzione degli ebrei, sostenuta dalle leggi razziali e scatenatasi con violenza, in Italia, dopo l'otto settembre 1943, è trapuntata di storie drammatiche. La deportazione verso i campi di sterminio e la Shoah, il genocidio che ha visto la barbara esecuzione del progetto nazista con la morte di oltre cinque milioni di donne, bambini e uomini ne è stato il drammatico risultato. In Italia ci sono stati, però, episodi di solidarietà umana che hanno in qualche misura riscattato l'ignominia del collaborazionismo fascista nel terribile progetto dell'Olocausto. Una di queste storie è documentata nel film/documentario "Senza Nulla chiedere" che si avvale della testimonianza di Michelino Roà e delle sorelle Castagnino le cui famiglie salvarono, nascondendolo per 19 lunghi mesi, il dottor Marco Levi. Arricchiscono il documento le interviste al professor Guido Neppi Modona (professore emerito di Istituzioni di diritto e procedura penale presso la facoltà di Scienze Politiche di Torino e soprattutto uno dei più insigni giuristi italiani nominato giudice della Corte Costituzionale della quale è stato vice presidente-http://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Neppi_Modona)  ed al professor Alberto Cavaglion (Esperto di cultura ebraica, scrittore, professore  presso l’Università di Firenze, redattore delle riviste L’indice dei Libri del Mese e Mondo Contemporaneo- http://www.zam.it/biografia_Alberto_Cavaglion). Alla documentazione iconografica hanno collaborato L’Istituto Storico della Resistenza della Provincia di Cuneo e L’istituto per la Resistenza di Asti.

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Marco Levi, che venne salvato grazie a due famiglie di Roburent (Pra) che lo ospitarono tenendolo nascosto per 18 mesi.

 

Comunicato stampa- La prima a Mondovì

Una sala conferenze gremita all’inverosimile ha accolto la prima del film Senza nulla chiedere, proiettato martedì sera in conclusione delle manifestazioni organizzate in occasione della giornata della memoria.

“Una sala così piena non l’avevamo mai avuta” ha affermato con soddisfazione Mauro Pettini, presidente dell’ANPI di Mondovì. “ad immaginare una partecipazione così folta avremmo dovuto chiedere l’utilizzo del teatro Baretti”.

Esauriti i posti a sedere i convenuti si sono adattati ad assistere alla serata in piedi, serata che è stata introdotta dallo stesso Pettini il quale ha dato poi la parola agli autori, Carlo Turco e Bruno Vallepiano. Dopo una loro breve introduzione sulle ragioni che li hanno spinti alla realizzazione del film c’è stato l’intervento del direttore dell’Istituto Storico per la Resistenza di Cuneo, Michele Calandri, che ha ripercorso le tragiche vicende che furono all’ origine alla persecuzione razziale soffermandosi in modo particolare sui fatti che caratterizzarono la provincia di Cuneo ed in particolare il Monregalese, giungendo, infine, a dare cenno della vicenda personale di Marco Levi che visse per diciotto mesi nascosto in Valle Corsaglia, ospite prima della famiglia Roà e poi della famiglia Castagnino.

Calandri si è congratulato con gli autori per la preziosa testimonianza che hanno fissato nei contenuti di questa loro produzione.

C’è stata poi la proiezione del film, che proprio su questa vicenda verte, dopo aver raccolto le toccanti testimonianze degli ultimi protagonisti di quella vicenda umana così profondamente significativa nonché le parole del professor Guido Neppi Modona e del professor Alberto Cavaglion.

Il film ha raccolto un lunghissimo applauso del pubblico presente, che si è raccolto anche in modo accorato intorno alla vedova di Michelino Roà, uno dei testimoni intervistati e purtroppo recentemente scomparso, visibilmente commossa, ed alle sorelle Castagnino, bambine all’epoca dei fatti narrati nel film.

Ha concluso la serata un saluto del professor Guido Neppi Modona.

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Il pubblico che ha gremito la Sala Conferenze del Comune di Mondovì la sera della Prima.




pagina aggiornata il 08/08/2016
Bruno Vallepiano - iscr. Ordine dei Giornalisti n. 47253 - P.iva: 02458140049